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Processo rinascita scott: Domenico Ceravolo sotto la lente dell’antimafia

Processo rinascita scott: Domenico Ceravolo sotto la lente dell'antimafia - Bagolinoweb.it

Il processo Rinascita Scott si sta rivelando un importante banco di prova per la giustizia italiana nella lotta contro la ‘Ndrangheta. Tra i testimoni della difesa si è messo in evidenza Domenico Ceravolo, un operatore sindacale con un complesso passato che passa attraverso Torino e Vibo Valentia. Le sue dichiarazioni, ritenute non veritiere dal Pubblico Ministero Annamaria Frustaci, hanno condotto a ulteriori indagini sul suo ruolo in un presunto gruppo criminale attivo in Piemonte.

Chi è Domenico Ceravolo

Nato a Torino il 8 novembre 1977, Domenico Ceravolo si presenta come un operatore sindacale del settore edilizio, associato alla Filca Cisl. Durante l’interrogatorio del 18 febbraio 2023, Ceravolo ha esposto la sua storia personale, accennando a un legame con Vibo Valentia, luogo d’origine che ha lasciato nel 2011. Tornato brevemente e poi ripartito per motivi familiari, Ceravolo sembra rappresentare il punto di incontro tra criminalità e lavoro nel suo territorio.

Le evidenze raccolte dagli investigatori lo hanno collocato nella rete di rapporti con figure significative della criminalità organizzata, come Giovanni Giamborino, considerato un fedelissimo del boss Luigi Mancuso, già condannato per i suoi legami con la ‘Ndrangheta. La vicenda si complica ulteriormente quando nel covo di Pasquale Bonavota, noto boss latitante, viene trovato un documento d’identità di Ceravolo, sollevando interrogativi sul suo reale coinvolgimento con i clan.

Le sue dichiarazioni di innocenza appaiono sempre più fragili agli occhi del PM Frustaci, che ha chiesto chiarimenti sulla sua posizione. Il processo contro di lui ha assunto un carattere di complessità, lasciando aperte diverse angolazioni investigative.

Scontro in aula: l’interrogatorio di Ceravolo

L’interrogatorio di Domenico Ceravolo nell’aula bunker di Lamezia Terme si è trasformato in uno scontro aperto con il PM Frustaci. Le domande sul suo legame con Giovanni Giamborino e su eventuali interessi verso i verbali del pentito Andrea Mantella hanno scatenato tensioni evidenti. Frustaci ha messo in discussione la credibilità del sindacalista, sottolineando incongruenze tra le sue affermazioni e le prove raccolte.

Ceravolo ha negato di avere contatti con l’avvocato Stilo, nonostante intercettazioni lo coinvolgessero in dialoghi su eventuali accessi a documenti riservati. La pressione del PM ha portato Ceravolo a rispondere con delle formule generiche, come “non ricordo”, lasciando intendere che la sua memoria fosse selettiva su aspetti cruciali per le indagini. Questo ha ulteriormente inasprito l’atteggiamento dell’accusa, che ha sollevato il sospetto che Ceravolo potesse stare mentendo deliberatamente.

Tali episodi non hanno solo messo in discussione la sua credibilità come teste, ma hanno anche sollevato la questione di possibili connessioni con ambienti criminali, alimentando le già crescenti preoccupazioni della DDA di Catanzaro riguardo al coinvolgimento di Ceravolo in attività illecite.

Relazioni e contesti: il passato di Ceravolo

Le relazioni di Domenico Ceravolo con Giovanni Giamborino e Pasquale Bonavota rappresentano soltanto la punta dell’iceberg in un contesto decisamente più ampio. La sua storia professionale è segnata da presunti legami con elementi della criminalità organizzata che si riflettono sia nei suoi rapporti familiari che professionali. I suoi legami con il mondo dell’edilizia lo hanno portato a interagire con figure controverse della zona, complicando ulteriormente la sua posizione attuale.

Le intercettazioni telefoniche e le testimonianze raccolte durante le indagini hanno dipinto un quadro di Ceravolo come figura centrale in una rete di interessi che abbraccia la criminalità organizzata e il sindacalismo. Infatti, l’inchiesta torinese denominata “Factotum”, che segue i movimenti di Bonavota in Piemonte, si intreccia con le testimonianze fornite da Ceravolo, sollevando domande in merito alle sue vere convinzioni e ai motivi che lo spingerebbero a testimoniare in un certo modo.

Nonostante le sue difese, una serie di coincidenze e prove indicano che Ceravolo potrebbe avere un ruolo attivo nel favorire le operazioni del clan, senza poter escludere neanche l’eventualità di pressioni o minacce ricevute.

La questione è estremamente complessa e continua a evolversi, con ulteriori sviluppi attesi nelle prossime udienze. La chiarezza necessaria per la giustizia si scontra con il reticolo intricato di relazioni e segreti che caratterizzano la lotta contro la ‘Ndrangheta in Italia.