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Riforma dell’ordinamento professionale dei giornalisti: in arrivo cambiamenti significativi

Riforma dell'ordinamento professionale dei giornalisti: in arrivo cambiamenti significativi - Bagolinoweb.it

Le recenti dinamiche che stanno interessando l’ordinamento professionale dei giornalisti in Italia hanno destato grande attenzione nei circoli professionali. I documenti valutati e le decisioni prese dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti nel 2023 pongono interrogativi cruciali sull’accesso alla professione e sui requisiti educativi necessari per gli aspiranti giornalisti. Con l’introduzione di nuove proposte, come quella di una laurea magistrale in giornalismo e di una revisione dei requisiti di ammissione, il panorama del giornalismo italiano si prepara a una trasformazione.

Il consiglio nazionale e la riforma dell’ordinamento professionale

Nel 2023, il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha approvato, all’unanimità, un documento di riforma per l’ordinamento professionale. Questo documento si concentra su un aspetto fondamentale: l’ammodernamento delle norme che regolano l’accesso al mondo del giornalismo. L’attuale normativa risale al 1963 e risulta, dunque, datata rispetto alle mutate esigenze del settore. Per rispondere a queste necessità, il Consiglio ha proposto di istituire una laurea magistrale specificamente dedicata al giornalismo. Qualora questa proposta non venga attuata, è prevista l’istituzione di corsi specialistici controllati dall’Ordine, ai quali potranno accedere solo coloro che possiedono una laurea triennale.

Il dibattito si stringe attorno all’articolo 29 della Legge 69/1963, il quale attualmente non richiede una laurea per l’accesso all’Albo dei giornalisti professionisti. Questa condizione è ulteriormente sostenuta dalla Legge Regionale n. 07/2001, che stabilisce, all’articolo 2, comma 4, che l’unico requisito per la nomina a Direttore Ufficio Stampa sia l’iscrizione all’Albo dei giornalisti. La riforma proposta, pertanto, potrebbe cambiare radicalmente questo quadro, portando ad un deciso innalzamento degli standard educativi nella professione.

Il dibattito sui requisiti di accesso e la laurea

Il dibattito sulla necessità o meno di una laurea per accedere all’Albo dei giornalisti diventa cruciale, soprattutto alla luce delle recenti proposte. Se da un lato, la legge attuale non prevede questo requisito, dall’altro emerge la necessità di elevare il livello formativo degli aspiranti giornalisti, per adattarsi a un panorama professionale in continua evoluzione.

Come è stato sottolineato nel corso delle discussioni, un’ulteriore considerazione è la professionalità delle figure che operano nelle comunicazioni pubbliche. Per esempio, si fa riferimento al titolo di laurea in Scienze della comunicazione del quale è in possesso un candidato. Inoltre, la questione del riconoscimento dei titoli di studio ottenuti all’estero, come quelli svizzeri, introdotta dall’accordo bilaterale del 2007, riveste un’importanza non trascurabile. Questo accordo garantisce che, nonostante le differenze nei sistemi educativi, i titoli possano essere valorizzati a livello nazionale.

È evidente che il tema della laurea per gli aspiranti giornalisti necessita di una riflessione approfondita. La riforma proposta dal Consiglio nazionale potrebbe aprire la strada a standard formativi più elevati, favorendo così una maggiore qualità e professionalizzazione nel settore del giornalismo.

La figura del direttore dell’ufficio stampa in un contesto rinnovato

La figura del Direttore dell’Ufficio Stampa sta emergendo come un argomento chiave nel confronto tra le norme attuali e le eventuali modifiche previste dalla riforma. Secondo quanto stabilito dalla normativa vigente, il direttore non è considerato un dirigente del settore pubblico ma deve comunque possedere l’iscrizione all’Albo dei giornalisti. Questo ha sollevato interrogativi sull’effettiva preparazione e competenza richiesta per questa posizione, sottolineando nuovamente il contrasto tra le attuali disposizioni legislative e la proposta di riforma in discussione.

Con i cambiamenti orizzontali previsti, ci si chiede quale sarà l’impatto su coloro che ricoprono ruoli dirigenziali nelle comunicazioni pubbliche. Quali saranno i requisiti minimi di qualificazione per assumere talune responsabilità all’interno degli Uffici Stampa? La riforma si propone di rispondere a queste domande, nel tentativo di garantire che coloro che comunicano per istituzioni e enti pubblici abbiano una formazione adeguata e formale nel campo del giornalismo e delle comunicazioni.

La tensione tra innovazione e tradizione è palpabile: da un lato la lunga storia della professione si scontra con le reali esigenze contemporanee, dall’altro si auspica che l’innalzamento dei requisiti possa portare a una maggiore professionalizzazione, garantendo al contempo una comunicazione pubblica più efficiente e di qualità.