Giovanni Minoli, figura chiave della televisione italiana, offre uno sguardo profondo sul futuro della Rai e sui cambiamenti imminenti nel panorama mediatico europeo. Con dichiarazioni che vanno dalla questione del canone fino alle potenzialità del Media Freedom Act, Minoli si mostra determinato e consapevole delle sfide che la Rai deve affrontare nei prossimi anni. In un’intervista esclusiva, il giornalista riflette su temi chiave della televisione pubblica italiana, invitando a una maggiore attenzione alla professionalità.
La ripartenza di “La storia siamo noi”
Minoli comunica con entusiasmo il ritorno del programma “La storia siamo noi”, in onda su RaiTre a partire dal 7 ottobre. Con questo show, la rete mira non solo a rivisitare le tappe fondamentali della storia italiana attraverso anniversari storici, ma anche a promuovere un maggiore senso di identità nazionale. La trasmissione, che esisterà anche in versione radiofonica e online, vuole essere un’opportunità per riflettere sulla memoria collettiva del Paese.
Secondo il giornalista, il format ha avuto un’importanza cruciale nel ricordare episodi significativi della storia italiana. Minoli sottolinea quanto sia vitale per il pubblico recuperare questo legame con il passato, particolarmente in un periodo in cui la disinformazione è dilagante e si tende a perdere di vista i valori fondamentali. Con un occhio rivolto al futuro, la Rai deve quindi rimanere ancorata alla sua missione di servizio pubblico, un compito sempre più difficile da mantenere in un contesto di risorse limitate e cambiamenti legislativi.
I rischi della cancellazione del canone e le sfide aziendali
Uno dei punti critici dell’intervista è l’argomento del canone Rai. Minoli avverte che l’eventuale cancellazione di questa tassa potrebbe avere conseguenze devastanti per l’azienda: «Se verrà cancellato, la Rai crollerà.» Questo scenario, descritto da Minoli con l’analogia delle balene spiaggiate, mette in evidenza la fragilità economica dell’ente radiotelevisivo, che dipende in gran parte dai proventi derivanti dal canone.
Il futuro della Rai è connesso inevitabilmente alla propria capacità di adattarsi al contesto digitale. Minoli fa riferimento al dibattito attuale su Rai Way e sulla necessità di sviluppare le infrastrutture necessarie per sostenere un’offerta sempre più innovativa e competitiva. In un’epoca in cui i consumatori si spostano verso contenuti online e piattaforme di streaming, il rischio di perdere il supporto finanziario del canone porta a una riflessione critica su come la Rai possa garantire la propria sostenibilità a lungo termine, mantenendo al contempo gli standard di qualità.
Le sfide della governance e del cda Rai
Durante il colloquio, Minoli esprime preoccupazione per la procedura di nomina del nuovo consiglio di amministrazione della Rai. Sottolineando che i palinsesti già esistono fino a giugno, si domanda perché sia necessaria un’azione così rapida per formare un nuovo cda, suggerendo che si tratti di un’opportunità per riflettere sui cambiamenti richiesti dalla legge europea sul Media Freedom Act.
In merito alla nomina a presidente di garanzia, Minoli ammette che, nelle attuali circostanze, non si sente in grado di fornire la garanzia necessaria. Con poche deleghe a disposizione, il suo potere decisionale sarebbe limitato. La sua esperienza, utile per un ruolo nel cda, è radicata in anni di lavoro fra fiction e programmi informativi, ma egli esprime il desiderio di un approccio professionale piuttosto che basato su appartenenze politiche.
Professionalità e appartenenza: un confronto necessario
L’intervista di Minoli si chiude con un’analisi approfondita sulla questione della professionalità nell’ambito Rai. Lui stesso ammette di avere ricevuto importanti riconoscimenti professionali, come la cittadinanza onoraria di Napoli, sottolineando la sua lunga carriera e le sue competenze. Tuttavia, esprime disapprovazione riguardo all’idea che i criteri di nomina nel cda possano basarsi più sull’appartenenza che sull’effettiva competenza.
Minoli si oppone a questa prassi, auspicando che l’attuale governo possa avere il coraggio di puntare su professionisti in grado di portare innovazione e qualità al servizio pubblico. Il dibattito sulla lottizzazione interna alla Rai è un tema caldo, e Minoli esprime la sua preoccupazione: «sembra che i criteri di selezione non siano cambiati sostanzialmente nel tempo, anzi, potrebbero essere diventati persino più complessi.» L’appello finale è chiaro: la Rai ha bisogno di professionalità per affrontare una nuova era mediatica e rispondere alle sfide del mercato.