Un’ondata di richieste di pena è stata presentata dalla Procura di Napoli nell’aula bunker del carcere di Poggioreale, dove si è celebrato il processo a carico di 32 presunti membri del clan Sasso-Parziale. Le richieste dell’accusa, ben 328 anni complessivi, evidenziano la gravità delle accuse e il peso della criminalità organizzata nella provincia partenopea.
L’udienza ha visto come protagonista il pubblico ministero antimafia Giorgia De Ponte, la quale ha delineato in maniera dettagliata le responsabilità degli imputati. L’attenzione del processo si concentra prevalentemente sugli arresti avvenuti nel dicembre del 2023, momento cruciale per l’operazione contro questa organizzazione considerata uno dei punti di riferimento per la mala di Afragola, in provincia di Napoli.
Accuse e reati contestati
Le persone coinvolte nel processo devono rispondere a diverse accuse, pesanti e gravi, tra cui associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, rapina, nonché detenzione e porto illegale di armi, siano esse da guerra o comuni. La varietà dei reati illustrati durante la requisitoria evidenzia la complessità e l’estensione delle attività illecite del clan, che ha operato in modo radicato e sistematico nella comunità locale.
Particolare risalto è stato dato ai due leader dell’organizzazione: Giuseppe Sasso e Vittorio Parziale, ai quali sono stati richiesti venti anni di reclusione. A sottolineare l’entità delle richieste è il complesso delle multe, che ammontano a oltre 60.000 euro. Questo aspetto del processo non solo riflette le sanzioni penali, ma sottolinea anche il danno economico inflitto alla società dai reati commessi. La Procura punta a dimostrare che questi delinquenti non hanno messo a repentaglio solo la legge, ma hanno provocato un serio impatto sulla vita quotidiana della comunità.
La difesa e la richiesta di chiarimento
Un momento chiave del dibattimento è stato segnato dall’intervento dell’avvocato Antonio Bucci, difensore di Vittorio Parziale e della moglie, Annamaria De Luca. Durante la sua dichiarazione, Bucci ha promesso di presentare prove incontrovertibili della estraneità di De Luca ai fatti contestati, evidenziando che il tribunale del Riesame aveva già valutato la sua innocenza, ordinando l’immediata scarcerazione.
La difesa, quindi, si prepara a una battaglia legale per ribaltare le accuse, con l’obiettivo di chiarire anche il ruolo di Vittorio Parziale nei confronti delle contestazioni avanzate dalla DDA. La discussione si terrà il prossimo 7 novembre, giorno in cui si prevede un acceso confronto tra accusa e difesa, che potrebbe rivelarsi decisivo per l’esito del processo.
Questa fase del procedimento giudiziario mette in luce le dinamiche interne alle organizzazioni mafiose e il loro impatto devastante sulla società. Le richieste di pena elevate annunciano un capitolo cruciale nella lotta contro la criminalità organizzata nella regione, che da sempre ha rappresentato una delle sfide più significative per le autorità.