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Il futuro dei rifiuti nucleari in Italia: nuovi sviluppi sulla gestione e sul deposito

Il futuro dei rifiuti nucleari in Italia: nuovi sviluppi sulla gestione e sul deposito - Bagolinoweb.it

La questione della gestione dei rifiuti nucleari in Italia continua a sollevare preoccupazioni, poiché il paese deve affrontare la necessità di un deposito nazionale geologico. Con l’ipotesi di mantenere i rifiuti più pericolosi all’estero e la proposta di realizzare depositi più piccoli in diverse regioni, il Ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha rilanciato il dibattito su questo tema cruciale. La sfida di trovare una soluzione duratura ai rifiuti radioattivi sta diventando sempre più urgente.

Il dilemma dei rifiuti radioattivi: una questione aperta

La gestione dei rifiuti radioattivi in Italia rappresenta un puzzle complesso, i cui pezzi sembrano difficili da incastrare. Da anni, l’Italia è sottoposta a pressioni sia nazionali che europee per trovare una soluzione sostenibile per la conservazione dei rifiuti nucleari, specialmente quelli derivanti dall’attività di centrali dismesse. Questa necessità è divenuta ancora più pressante alla luce del ritiro della candidatura da parte del comune di Trino Vercellese, un territorio che sembrava disponibile ad accogliere un deposito. La reazione degli altri comuni idonei, indicati dalla Carta nazionale delle aree idonee redatta da Sogin, è stata rapida e decisa: la maggior parte di essi si è opposta a ospitare i rifiuti nucleari, creando un ulteriore vuoto nella ricerca di un sito adatto.

Nel contesto attuale, l’ipotesi di un deposito geologico nazionale appare sempre più lontana, mentre si fa strada l’idea di realizzare tre depositi più piccoli distribuiti tra Nord, Centro e Sud Italia. Tuttavia, questi dovrebbero ospitare soltanto rifiuti meno radioattivi, ponendo interrogativi su come gestire in modo sicuro le scorie ad alta radioattività, che rimangono un tema delicato e controverso.

La proposta estera: un’alternativa a lungo termine

In un recente incontro a Roma, il Ministro Pichetto ha delineato una proposta audace: mantenere i rifiuti più pericolosi all’estero, in paesi come la Francia e il Regno Unito, come alternativa alla creazione di un deposito nazionale. Questa strategia, seppur apparentemente pragmatica, suscita interrogativi etici e pratici su come si intenda affrontare il problema dei rifiuti nucleari nel lungo termine.

Il Ministro ha chiarito che, attualmente, l’Italia produce quotidianamente scorie nucleari a bassa e media intensità, derivanti non solo da centrali nucleari dismesse, ma anche da ospedali e industrie. È compito del governo ridurre il numero di siti di stoccaggio attuali, che al momento superano il trentesimo. L’idea di ridurre a un solo deposito, o a tre strategicamente collocati, rappresenta dunque un passo significativo, ma è anche una questione intrinsecamente politica che richiede l’approvazione del pubblico e delle amministrazioni locali.

La posizione dell’Unione Europea e le sfide locali

L’Unione Europea ha ripetutamente esortato l’Italia a trovare una soluzione definitiva per il deposito dei rifiuti radioattivi. La richiesta dell’UE non è solo per la creazione di un deposito, ma per avere un sistema chiaro e regolamentato per la gestione di tutte le forme di scorie nucleari. Pichetto ha sottolineato che i depositi attuali, che sono sparsi in tutto il paese, non solo sono numerosi, ma anche poco pratici in termini di sicurezza e gestione.

Mentre il governo italiano sembra procedere con la Valutazione di Impatto Ambientale sui 51 siti identificati dalla Sogin, ci si interroga su come il paese possa avanzare nella promozione dell’energia nucleare, se non riesce a risolvere il problema della gestione dei rifiuti. I nuovi progetti di impianti nucleari, come gli Small Modular Reactors, potrebbero apparire innovativi e più sicuri, ma la questione del trattamento e della conservazione dei rifiuti radioattivi rimane un grave ostacolo da superare.

La gestione dei rifiuti nucleari in Italia costituisce una questione di grande rilevanza, su cui pesano la salute pubblica, l’ambiente e la sostenibilità energetica futura. Gli sviluppi in atto richiedono un’attenzione continua e un approccio collaborativo tra le autorità locali, il governo nazionale e gli enti europei per garantire una soluzione efficace e accettabile da tutti.