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Sentieri selvaggi di Ford: il dibattito culturale attorno a un capolavoro cinematografico

Sentieri selvaggi di Ford: il dibattito culturale attorno a un capolavoro cinematografico - Bagolinoweb.it

Nel panorama cinematografico mondiale, alcuni film riescono a suscitare discussioni profonde e polarizzate. “Sentieri selvaggi”, capolavoro del regista John Ford, non fa eccezione. Giocando con tematiche complesse come l’identità e il multiculturalismo, il film del 1956 ha recentemente trovato un difensore d’eccezione nel professor Giaime Alonge, docente di Storia del Cinema al Dams di Torino. La sua opera, “Sentieri selvaggi” , si propone di analizzare e rimettere in discussione le critiche mosse al film, esplorando la sua rilevanza culturale a quasi settant’anni dalla sua uscita.

Il contesto cinematografico di Sentieri selvaggi

“Sentieri selvaggi”, noto anche come “The Searchers”, è una pellicola che ha segnato un’epoca nel genere western. Basato su un romanzo di Alan LeMay del 1954, il film ha avuto un impatto duraturo non solo per la narrazione avvincente, ma anche per la sua complessità tematica. La storia segue Ethan Edwards, interpretato da John Wayne, in una ricerca disperata per recuperare la nipote rapita dagli indiani, evidenziando le tensioni e i conflitti etnici che caratterizzavano l’America dell’epoca.

Alonge scava nel sottotesto di questa opera, sostenendo che “Sentieri selvaggi” non è un semplice racconto di cowboy e indiani, ma un’opera ricca di sfumature. Il film affronta le ambiguità della moralità attraverso il personaggio di Ethan, un “dark hero” le cui azioni e motivazioni sono tutto fuorché chiare. In questo contesto, il ruolo di John Wayne non è solo quello di un eroe convenzionale, ma un’indagine sui limiti dell’identità e dell’eroismo.

Questa complessità ha fatto insorgere dibattiti accesi sulla problematicità del film. Mentre alcuni lo vedono come una celebrazione della cultura americana, altri lo considerano un’opera dai contenuti razzisti. La narrazione merita dunque di essere esaminata in modo critico, per comprendere le sue implicazioni storiche e sociali.

La polarizzazione del discorso culturale attorno al film

L’energia polarizzante attorno a “Sentieri selvaggi” è stata messa in luce anche da recenti articoli critici. Nel 2020, ad esempio, un contributo pubblicato su Variety ha definito il film come “l’epitome del film problematico”, suggerendo che la sua visione dovrebbe essere accompagnata da dibattiti informati. Questa affermazione ha aperto la strada a nuove discussioni sulla necessità di contestualizzare le opere cinematografiche storicamente e socialmente.

Giaime Alonge racconta come, durante una cena a Chicago, il suo apprezzamento per il film abbia suscitato reazioni applauditori. “Probabilmente, se avessi detto Gola profonda, l’avrebbero presa meglio,” osserva ironico. Questa ironia mette in evidenza una certa rigidità nella percezione pubblica delle opere cinematografiche, specialmente quando si tratta di testi storici e culturali.

Il suo saggio invita gli spettatori e i critici a riconsiderare le opinioni radicate che circondano “Sentieri selvaggi” e a esplorare l’opera nella sua interezza piuttosto che in parte. Alonge sottolinea che il dibattito attorno a “Sentieri selvaggi” non è solo un confronto tra cinema e cultura, ma riguarda la nostra comprensione collettiva di storia e dei valori americani del passato.

La rilevanza contemporanea del film

“Sentieri selvaggi” continua a possedere una profondità e una complessità che risuonano ancora oggi. Con una sua sceneggiatura solida, la pellicola affronta il tema dell’alterità in una nazione che si riconosce nei suoi molteplici strati etnici e culturali. John Wayne, pur incarnando l’eroe occidentale per eccellenza, svela un carattere torbido, mostrando le contraddizioni insite nell’idealizzazione dell’eroe.

Questa ambiguità invita gli spettatori moderni a riflettere su importanti questioni come il razzismo, il colonialismo e il melting pot americano. Alonge fa notare che la feroce avversione di Ethan nei confronti degli indiani non è solo un riflesso di pregiudizi, ma serve anche a far emergere l’umanità e la fragilità dei personaggi secondari, creando un contrasto che rende il film ancor più rilevante.

Oggi, il film ci costringe a scrutinare non solo le rappresentazioni cinematografiche del passato, ma anche le radici dei pregiudizi che possono essere rintracciati nelle narrazioni contemporanee. La rivisitazione di opere come “Sentieri selvaggi” è essenziale per favorire una comprensione più ricca e critica della nostra storia culturale e del modo in cui essa influisce sul presente.

L’analisi di Giaime Alonge offre uno spunto di riflessione su come il cinema possa fungere da specchio della società, invitando ad una discussione più ampia sulle implicazioni culturali e morali delle narrazioni che scegliamo di raccontare e condividere.